di Bruno Amato

Buongiorno, occorre che mi presenti e vi racconti dall’inizio la storia che mi lega all’Associazione
Diabetici Meridionali “Al di qua del faro”, per darne una testimonianza. Mi chiamo Bruno Amato e
sono un medico napoletano del Policlinico Federico II di Napoli, professore di Chirurgia Vascolare
e coordinatore del master universitario sul Piede Diabetico. Un bel giorno, qualche anno fa, mi si
presentò in ambulatorio un simpatico signore beneventano ad accompagnare un paziente
diabetico con problemi circolatori ad un arto inferiore, che rischiava l’amputazione. Fu possibile,
fortunatamente, aiutare quel paziente ad allontanare il rischio di amputazione ed a farlo
riprendere a camminare. Dopo qualche tempo, il “simpatico signore beneventano” tornò al mio
ambulatorio ad accompagnare un altro paziente di un piccolo paese beneventano con problemi
simili, poi un altro e poi un altro ancora. Incuriosito gli domandai se si trattasse di una grande
famiglia di cui lui si occupasse così scrupolosamente. Mi spiegò allora di essere lui stesso diabetico
e di essere stato in un recente passato sul punto di correre il rischio di perdere un arto a causa del
diabete: per questo considerava ormai ogni diabetico un suo parente. Mi raccontò il suo calvario e
mi spiegò di considerarsi fortunato di avere avuto le possibilità di farsi curare in un primario centro
medico dell’Italia settentrionale, recuperando la possibilità di salvare l’arto e di riprendere a
camminare con minimi handicap. Il suo racconto e la sua storia si sono trasformati in un sogno ed
in un impegno: quello di aiutare i suoi conterranei diabetici a evitare il percorso travagliato che lui
stesso aveva attraversato e a potersi curare a casa propria, attraverso la prevenzione e le cure
specialistiche che avevano assicurato a lui stesso un esito favorevole ed un ritorno alla vita
normale. Dalla sua esperienza dolorosa era quindi nato un impegno sociale, nel campo della
prevenzione sanitaria, a favore di quel gran numero di persone, giovani ed anziani, che sono affetti
dal diabete, una malattia insidiosa e subdola, che lentamente danneggia tutti gli organi, attraverso
il deterioramento progressivo della circolazione di ogni organo. Per dare una struttura a questa
che ormai lui considerava la missione della sua vita, il simpatico signore beneventano aveva
istituito quindi una associazione che ha chiamato “Al di qua del faro – Associazione Diabetici
Meridionali”, con l’obiettivo di assicurare, vicino casa, a chi avesse bisogno, le competenze e le
cure per prevenire tutti i possibili danni che la malattia diabetica può comportare. Così era
cominciato il suo viaggio alla ricerca anche dei medici e delle strutture che potessero collaborare
con il suo sogno ed il compito che si era dato: in questa ricerca ha trovato dapprima la
collaborazione ed il sostegno di numerosi medici specialisti che si sono resi disponibili per dare
una precedenza ed una attenzione speciale alle persone da lui assistite, per lo più in ambiente
pubblico. Poi è stata individuata una sede dove, a condizioni sempre favorite da chi comprendeva
e aderiva ai principi della Associazione, si sono costituite le possibilità di effettuare in una unica
sede tutti gli esami e le consulenze specialistiche di terapia e di prevenzione, di cui un paziente
diabetico può avere necessità. E’ nato così un Centro Medico Polispecialistico dedicato ai pazienti
diabetici a cui possono afferire tutti coloro che aderiscono a questa associazione. Ai medici che
l’Associazione aveva selezionato è stato quindi chiesto di offrire la propria disponibilità di
effettuare visite ed esami specialistici in quella sede, concentrando la possibilità di controlli globali
sullo stato e gli effetti della malattia diabetica.

E’ così che anche io partecipo, come medico specialista vascolare, alle attività del Centro, venendo
da Napoli, la mia città, circa due volte al mese. Si tratta di una forma di volontariato sanitario che
non nasce, come spesso capita, da uno spirito religioso o caritatevole, perché, nel caso della
Associazione “Al di qua del faro”, si tratta di una iniziativa esclusivamente civica, il cui spirito è
quello legato prevalentemente alla tutela di diritti dei malati diabetici, con una funzione di stimolo
e collaborazione con l’operato delle istituzioni sanitarie pubbliche, unitamente ad una azione di
sensibilizzazione e prevenzione, già attuate attraverso iniziative di promozione e di educazione,
come si prefigge anche questo giornalino, con capacità di comunicare non solo valori, ma
comportamenti e stili di vita, volte a tutta l’opinione pubblica. E sono fiero di partecipare al sogno
e alla missione del creatore della Associazione “Al di qua del Faro“, germinata sul suolo
beneventano, ma pronta a fare da guida ed essere di esempio per altre iniziative simili che
possano nascere anche in altre provincie meridionali, con le medesime capacità di ascoltare le
esigenze della popolazione diabetica e creare le condizioni per cui il malato, da passivo oggetto di
cure, possa diventare un soggetto attivo e protagonista di un rapporto di reciprocità, capace di
realizzare una vera umanizzazione delle cure. In questo contesto l’Associazione svolge un ruolo di
integratore del sistema sanitario contribuendo al benessere degli assistiti e rendendo più labili i
confini fra salute e malattia. Per questo sono orgoglioso e sento forte la mia vicinanza alla
Associazione “Al di qua del Faro” ed al suo fondatore, Annio Rossi, il “simpatico signore
beneventano”.
Bruno Amato, chirurgo vascolare, docente della Federico II, coordinatore del Master su piede diabetico.

Di asdim

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